In un scenario contemporaneo costellato di difficoltà, scosso da continui terremoti sociali ed economici, la rivalutazione della dimensione lavorativa da parte dei dipendenti è un rischio che oggi le aziende devono tener presente ed essere pronte ad affrontare.
Dati alla mano. L’AIDP (Associazione Italiana Direzione Personale) ci informa che i giovani stanno azionando un movimento di “grandi dimissioni” dettato dall’incertezza del mondo del lavoro e dalla qualità della vita che il lavoro stesso può offrire.
Questo fenomeno sta interessando il 60% delle aziende, con un’intensità che dipende prima di tutto dal settore di appartenenza:
32% per il settore informatico;
28% per il settore produttivo;
27% per marketing e commerciale.
Anche il tasso di turnover ha visto un’impennata, con un aumento del 73%. Lo stesso engagement, che dovrebbe essere alla base del corretto svolgimento delle attività quotidiane, oltre che del raggiungimento degli obiettivi, è pari al 14% sul totale degli intervistati.
Per capire questi dati basta prendere consapevolezza di una sola percentuale: soltanto il 9% dei lavoratori in Italia dichiara di sentirsi allineato in tutte e tre le dimensioni del benessere lavorativo, le quali sono rispettivamente:
salute fisica;
salute psicologica;
socialità.
Il business è fatto prima di tutto da persone, va da sé che penuria dal punto di vista del capitale umano comporterebbe, e molto spesso già comporta, preoccupanti risvolti non solo per la sopravvivenza dell’impresa in oggetto ma proprio per il suo naturale funzionamento.
Presa coscienza della situazione attuale, bisogna agire in maniera repentina per restituire valore a quelle stesse persone che sono nella posizione di determinare il successo o meno del business.
Da dove iniziare?
Sono state individuate delle azioni che una volta intraprese convoglieranno, in modo concreto, alla ripresa e al successo del business, per via della spinta innovativa che le caratterizza.
Analisi del contesto. Prima di intraprendere qualsiasi azione correttiva è opportuno partire dall’analisi della situazione nella quale ci si trova ad operare. Sul continuum dell’innovazione, della digitalizzazione, e del benessere organizzativo in generale, dove si posiziona la data azienda? Che tipo di cultura la caratterizza? Che tipo di influenze, interne o esterne, si insinuano ed interferiscono con l’agire quotidiano? Porsi queste domande è fondamentale poiché fornirà le giuste coordinate per poter mettere in campo le operazioni più adatte che saranno, in conseguenza a ciò, più o meno “disruptive”.
Engagement. Bisogna far sentire le persone parte di una squadra, rendendo la cultura in cui si rivede l’azienda tangibile. Questo può essere fatto incentivando tutte quelle attività che rimandano alla cultura e ai valori che vogliono essere veicolati. Ogni leader è responsabile della crescita del proprio team lavorando non solo sull’aspetto identitario come sopracitato ma anche sulle competenze dei singoli individui. Solo così le persone potranno sentirsi realmente parte di un progetto e non solo di un contesto di lavoro.
Collaborazione. Questo meccanismo può essere incentivato dalla comunicazione e dalla condivisione costante tra dipendenti, anche attraverso strumenti digitali se necessario, non solo perché così permette di essere al passo con l’HR Digital Transformation ma anche perché agevola di gran lunga anche l’operato di chi lavora in smart working. Molto importante, in tal senso, anche coordinare al meglio il lavoro svolto in presenza con quello svolto da remoto. Un’azienda tech che si rispetti, oggi, deve necessariamente aprire le porte al lavoro flessibile.
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