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30 Apr 2020

Per le aziende l’accesso al credito è indispensabile. La liquidità è la base necessaria per valutare un’espansione, finanziare la ricerca, acquisire nuovo know-how, conquistare un mercato o ridurre la forza di attrazione della concorrenza. In settori delicati, diventa imprescindibile per stare al passo con i tempi, come nel caso del rinnovo dei macchinari, del parco macchina, della logistica e nel passaggio alla digitalizzazione.

 

Il credito viene normalmente erogato dalle banche che sono le principali partner dell’impresa; per poter accedere a un finanziamento da parte degli istituti di credito è necessario però assicurare la propria solvibilità. Non basta dimostrare di possedere beni: alle banche ormai interessa poco entrare in possesso di patrimoni immobiliari che non riusciranno a vendere, se non a prezzo di incanto, e vale lo stesso per macchinari o mezzi di trasporto.

 

Affinché un’azienda ottenga un finanziamento senza problemi, specie se ingente, è necessario dimostrare di possedere un indice di affidabilità. Questo lo si può calcolare attraverso il rating bancario per le imprese, che indica – nella sostanza – in che modo e in quali tempi, come imprenditore, saresti in grado di restituire il finanziamento erogato.

 

Dal momento che nessun imprenditore ha interesse di rivolgersi a una banca del tutto sprovvisto di informazioni circa il proprio indice di affidabilità, oltre ai report interni, stilati direttamente dalle banche sotto forma di due diligence, esistono anche quelli esterni che un imprenditore può richiedere presso agenzie o studi di consulenza specializzati, per avere un quadro completo della situazione.

 

Il rapporto di affidabilità, il rating, è una forma di informazione molto comune nel settore finanziario e – come capita spesso di ascoltare o leggere sui media – viene ampiamente utilizzato per valutare l’affidabilità dei paesi che hanno un debito sovrano rilevante, come il nostro.

 

Ma in che modo si forma questo giudizio e quanto può influire sulla possibilità di ottenere un finanziamento?

Detto che il rating ha lo scopo principale di ottenere un prestito, ciascuna banca segue dei criteri propri di analisi, che dipendono sia dalla policy interna, sia dai rapporti che intercorrono con il cliente-imprenditore che richiede il finanziamento. Anche nel caso dei rating esterni il discorso è pressoché lo stesso: una società di consulenza valuterà l’affidabilità di un’impresa secondo criteri propri che più o meno si possono riassumere così:

 

 

Un aspetto interessante che va al di là delle valutazioni di qualità, di quantità e andamentali è che l’imprenditore, affidandosi prima a un soggetto esterno, può lavorare per migliorare il rating e ottenere un punteggio più elevato che lo metta nelle condizioni di ottenere il prestito.

 

In buona sostanza, quindi, un report di affidabilità per le banche serve proprio ad ottenere i miglioramenti necessari propedeutici alla richiesta di finanziamento. I punteggi di rating vengono espressi tramite lettere, che ricalcano i voti del sistema scolastico americano e che, attraverso i media, sono noti anche al pubblico italiano.

 

AAA – noto come tripla A è il valore più importante, in pratica l’impresa non ha alcun problema nel restituire il finanziamento e gli interessi collegati;

AA – azienda molto solida, anche cause di forza maggiore non dovrebbero impedire la solvibilità;

A – azienda solida, che però potrebbe avere dei problemi relativi ad eventi imprevisti e cause di forza maggiore (ad esempio, il consolidamento nel lungo termine di una tecnologia concorrente più sviluppata);

 

BBB – azienda con situazione economica che potrebbe mettere in crisi la sua solvibilità;

BB – azienda affidabile nel breve periodo ma che non offre garanzie certe in caso di eventi straordinari o di crisi economiche;

B – azienda stabile ma che può andare in crisi in momenti di instabilità e quindi non essere più solvibile;

 

CCC – azienda vulnerabile può risultare altamente insolvibile in presenza di condizioni difficili;

CC – azienda vulnerabile per la quale concedere un prestito appare come una scommessa sulle capacità del mercato e del management di risollevarsi;

C – azienda per la quale è già stata aperta una procedura di fallimento, ma che ha pagato tutti i creditori;

 

RD – azienda a rischio default perché non ha rispettato scadenze e quindi a rischio di fallimento;

D – azienda insolvente che non potrà mai rimborsare i prestiti concessi.

 

Per salire di livello, nella valutazione generale, un imprenditore dovrebbe lavorare tenendo conto della modalità con cui viene redatto un rating.

Le banche analizzeranno il mercato, la sua solidità, se l’azienda ha un management affidabile, se sta operando per una ristrutturazione o una riorganizzazione, se ha pendenze di natura fiscale, se riesce a contenere i costi e se ha adottato delle strategie di breve e lungo termine per espandersi e crescere ulteriormente.

 

Inoltre valuteranno il conto economico, il bilancio, quanto si spende per la ricerca, per il personale, per la logistica, per le consulenze esterne. Analizzeranno l’ammontare degli interessi bancari, le rimanenze, i crediti vantati e infine l’incidenza negli anni del costo del lavoro, l’adeguamento alle norme, la valutazione dei rischi finanziari e non solo.

 

In definitiva, per ottenere un finanziamento è necessario disporre di un rating che sia almeno superiore alla tripla C, ma è possibile lavorare per migliorarlo adottando soluzioni di controllo di gestione adeguate e analisi di forecasting e budgeting in tempo reale. Oltre a impiegare sistemi di business intelligence per eliminare le perdite, conoscere lo stato dell’arte dei costi, digitalizzare il sistema ed eliminare gli sprechi.

Prima di richiedere un finanziamento alle banche è necessario possedere un buon indice di affidabilità (rating), ecco come puoi migliorarlo.

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