Quando ci approcciamo alla lettura della busta paga, immediatamente salta all’occhio la voce relativa alla retribuzione. Quest’ultima è però costituita da un insieme di altri elementi che è utile conoscere per imparare ad interpretarne correttamente il significato.
Tra questi elementi alcuni sono imprescindibili perché previsti dalla legge, altri previsti dai singoli contratti collettivi, altri ancora nascono da accordi individuali stabiliti direttamente tra dipendente e datore di lavoro.
Prima di tutto abbiamo la paga base, detta anche minimo tabellare o sindacale. Si tratta dell’elemento principale all’interno della retribuzione. In questo caso parliamo di un valore stabilito dal CCNL e varia in funzione della qualifica del dipendente e del suo livello contrattuale.
Alla paga base si aggiunge l’indennità di contingenza che consiste in un importo addizionale che fa da adeguamento rispetto all’inflazione.
L’elemento distinto della retribuzione (EDR) è pari a 10,33 € lordi e viene applicato per tredici mensilità. È destinato a tutti i dipendenti, esclusi i dirigenti.
Arriviamo agli scatti di anzianità. Questi aumenti vengono applicati alla retribuzione del lavoratore nel caso in cui si ritrovi a lavorare per la stessa azienda nel corso di più anni consecutivi. Anche in questo caso gli importi sono stabiliti dal contratto collettivo e possono essere applicati come cifra fissa oppure in percentuale. Attenzione: la loro maturazione si interrompe nel caso in cui si entri in aspettativa.
Esiste un altro importo aggiuntivo che può essere integrato al salario: il superminimo. Si tratta di un importo che può essere stabilito come i precedenti dal contratto collettivo oppure in accordo con il proprio datore di lavoro al momento dell’assunzione.
Infine, abbiamo rispettivamente tredicesima e quattordicesima mensilità. La loro presenza varia in funzione del CCNL, che può prevederle o meno.
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