Smart working: quando l’attuazione della modalità flessibile del lavoro garantisce alle aziende di continuare con il normale flusso produttivo e al contempo rispondere in modo concreto, e con responsabilità sociale, all’attuale emergenza epidemiologica da Coronavirus.
L’Italia con il DPCM 1° Marzo 2020 e seguenti ha esteso a tutto il territorio nazionale l’opportunità di far ricorso ad una diversa modalità organizzativa del lavoro. Il Governo infatti ha autorizzato le aziende italiane ad adottare lo smart working per evitare i possibili rischi da contagio, e un numero sempre più crescente di realtà imprenditoriali ha risposto positivamente alle misure di contrasto, anche e soprattutto a seguito dei vari DPCM.
Fra gli ultimi quello dell’11 Marzo che raccomanda “in ordine alle attività produttive e alle attività professionali sia attuato il massimo utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza”.
Il lavoro agile (o smart working) è definibile come un modello organizzativo che ridefinisce il rapporto tra individuo ed azienda in cui, la flessibilità dell’orario e la piena autonomia del dipendente, fanno in modo che quest’ultimo svolga le proprie attività lavorative nell’ottica del raggiungimento del risultato, svincolandosi dalla concezione della postazione fissa. Lo smart working presuppone quindi una governance integrata tra tutti gli attori coinvolti e avvia un processo di cambiamento complesso che può richiedere anche un supporto esterno per comprenderne a pieno i vantaggi e la miglior esecuzione possibile.
Dopo il dilagare del Coronavirus, l’attuazione del lavoro agile si è quindi rivelata un’ottima proposta per fronteggiare la situazione e ha incentivato molte aziende italiane, poco avvezze ed inclini ad attuare cambiamenti sul consueto processo lavorativo, a trarre tutti i vantaggi e i benefici dello smart working.
Flessibilità e autonomia sono infatti i punti cardine su cui si basa il lavoro agile dove, in assenza di vincoli orari o spaziali, a garantire il buon operato del dipendente è l’accordo intercorso con il datore di lavoro e la responsabilizzazione nel raggiungimento del task assegnato e dei risultati da sostenere.
Il lavoro agile è una modalità organizzativa del lavoro che porta con sé tutta una serie di vantaggi e benefici, non soltanto per il dipendente, ma anche per l’azienda. Di fatti, grazie allo smart working il dipendente assiste ad un miglioramento della work-life balance, abbatte i tempi e i costi di trasferimento e contestualmente si ha in linea generale un aumento della produttività. L’azienda invece riduce quei fenomeni negativi legati alla sfera lavorativa del lavoratore come ad esempio l’assenteismo, vede una diminuzione delle ore di straordinario, si ha anche una riduzione dei costi inerenti agli spazi fisici e soprattutto ha l’opportunità di continuare le attività in caso di situazioni estreme come quella che stiamo vivendo a causa del Coronavirus.
Si tratta quindi di una diversa procedura di lavoro rispetto a quella tradizionale che, nonostante i suoi benefici, ha sollevato alcuni dubbi e problemi sulla sua attuazione. Ma tutto ciò deve essere concepito dalle aziende come monito a migliorare e a saper adattare la propria realtà imprenditoriale alle esigenze esterne per essere sempre più flessibili e rispondenti.
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