La revisione legale dei conti delle società di capitali è un istituto previsto per legge che affida a specifiche figure riconosciute dallo stato il compito di certificare la bontà dei bilanci delle società SRL e SPA.
A chiedere la revisione è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per assicurarsi che le società di capitali trasmettano comunicazioni contabili quanto più possibili aderenti alla realtà. Lo scopo è non solo di evitare frodi ma anche errori sostanziali e di forma che potrebbero rappresentare una violazione di legge.
L’attività di controllo dei conti è una prassi per le SPA, società di capitali con capitale azionario, normalmente di grandi dimensioni. Essa è prevista anche per le SRL, le società a responsabilità limitata, create spesso per dimensioni medie e medio-grandi.
La nuova legge sulla riforma della crisi di impresa prevede l’estensione dell’obbligo di nomina dell’organo di controllo nelle s.r.l.
Come mai è stato necessario estendere quest’obbligo?
La norma va inserita nell’ampia riforma della crisi di impresa che ha come scopo principale quello di prevenire le crisi. Lo strumento di controllo è un modello empirico che potrebbe aiutare le aziende di medie dimensioni, molto diffuse nel nostro tessuto economico e imprenditoriale, a prevenire i tracolli che spesso portano a ondate di licenziamenti, evitabili con un assetto organizzativo e contabile più efficiente.
Per raggiungere l’obiettivo di una maggiore trasparenza ed organizzazione, le imprese devono istituire al proprio interno un collegio sindacale oppure far riferimento a un revisore dei conti iscritto nell’apposito albo.
L’analisi e il controllo di gestione, oltre alla lettura stretta e tecnica dei bilanci, dovrebbero – negli obiettivi del legislatore – scongiurare crisi da cattiva gestione o da fattori di rischio che possono essere rintuzzati con meccanismi di finanziamento e aiuto. Non solo si vuole evitare la crisi, ma si vuole anche salvaguardare l’impresa e gli occupati.
La riforma ha abbassato i limiti oltre i quali le srl sono obbligate alla nomina di un revisore, ovvero a costituire un collegio sindacale.
Mentre prima della riforma le SRL erano tenute a nominare un revisore oltre due esercizi con ricavi di 8,8 milioni e con almeno 50 dipendenti, adesso è sufficiente che per due anni superino o i 2 milioni di attivi o i 2 di ricavo o i 10 dipendenti.
La norma è sensibilmente più restrittiva ma l’obbligo di nomina rientra quando per tre esercizi consecutivi i limiti non vengono superati (prima della riforma erano sufficienti due esercizi).
Lo scopo del legislatore è chiaramente di esercitare un maggior controllo sulle attività e sui ricavi, proteggendo la base occupazionale già quando essa supera le 10 unità.
La normativa lascia aperto il campo su tutto ciò che riguarda le figure investite dagli incarichi. La legge lascia libertà all’azienda di scegliere come regolarsi. Il collegio sindacale dispone di uno spettro più ampio di poteri che esulano anche dal controllo contabile, il revisore dei conti invece ha solo poteri di certificazione e controllo dei bilanci e fa osservazioni di natura contabile.
Il revisore contabile deve:
Non deve avere rapporti familiari né relazioni di affari, anche indirette, in modo da privilegiare l’indipendenza e l’autonomia, l’obiettività e la trasparenza.
La legge ha previsto che le srl adeguino rapidamente i propri statuti per inserire le figure e le modalità di nomina.
Essendo lo scopo principale quello di salvare l’impresa da possibili crisi e prevenirle con strumenti di buona amministrazione, queste – adeguandosi alla legge – entrano nella tutela dell’istituto d’allerta. Con questa nuova procedura l’imprenditore ha diritto ad un’assistenza che gli consente di mantenere la continuità aziendale, facendo emergere lo stato di crisi all’interno di una cornice normativa di appoggio, pur nel rispetto dei diritti vantati dai creditori (tecnicamente concedendo un concordato).
Compendium è un soggetto autorizzato alla revisione legale come previsto dalla legge, contattaci per informazioni a riguardo.
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